* (314) Alla p. 252. La Spagna è una prova e un esempio vivo e presente di quello ch’io dico. Nella Spagna, barbara di barbarie non primitiva ma corrotta per la superstizione, la decadenza da uno stato molto piú florido, civile, cólto e potente, gli avanzi de’ costumi moreschi ec., nella Spagna, dico, l’ignoranza sosteneva la tirannia. Questa dunque doveva cadere ai primi lampi di una certa filosofia, derivati dall’invasione e dimora de’ francesi e dalla rivoluzione del mondo. L’ignoranza è come il gelo che assopisce i semi e gl’impedisce di germogliare, ma non gli uccide come l’incivilimento; e, passato l’inverno, quei semi germogliano alla primavera. Cosí è accaduto nella Spagna, dove quel popolo, tornato quasi vergine, ha sentito le scosse dell’entusiasmo e l’avea già dimostrato nell’ultima guerra. E perciò s’é veduto quivi il contrario delle altre nazioni, come osserva l’autore del Manuscrit venu de S.te Hélene, cioè che lo spirito rivoluzionario esisteva solamente in quelli che pel loro stato erano piú cólti, preti, frati, nobili, tutti quelli che nella rivoluzione non aveano che a perdere: (315) perché il torpore della nazione non derivava da eccesso d’incivilimento, ma da difetto; e i pochi cólti, probabilmente non lo erano all’eccesso, come altrove, ma quanto basta e conviene e non piú. Quando la Spagna sarà bene incivilita ricadrà sotto la tirannia, sostenuta non piú dall’ignoranza, ma per lo contrario dall’eccesso del sapere, dalla freddezza della ragione, dall’egoismo filosofico, dalla mollezza, dal genio per le arti e gli studi pacifici. E questa tirannia sarà tanto piú durevole, quanto piú moderata della precedente. E se il re di Spagna avrà vera politica, dovrà promuovere a tutto potere l’incivilimento del suo popolo, e in questi tempi vi potrà riuscire piú facilmente e piú presto. E con ciò non consoliderà la loro indipendenza, come si crede comunemente, ma gli assoggetterà di nuovo e ricupererà quello che ha per-