Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/316
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* Teofrasto, notato dagli antichi per uomo laboriosissimo e infaticabile negli studi, venuto a morte nell’estrema vecchiezza per l’assiduità dello scrivere, secondo ch’é riferito da Suida, e interrogato dagli scolari se lasciasse loro nessun precetto o ricordo, rispose: Nient’altro se non che l’uomo disprezza molti piaceri a causa della gloria. Ma non cosí tosto incomincia a vivere che la morte gli sopravviene. Però l’amor della gloria è cosí svantaggioso come checchessia. Vivete felici, e lasciate gli studi, ché vogliono gran fatica, o coltivategli a dovere, ché portano gran fama. Se non che la vanità della vita è maggiore dell’utilità. Per me non è piú tempo a deliberare: voi altri considerate quello che vada fatto. E cosí dicendo spirò. Queste sono le sue proprie parole come le riporta il Laerzio, in Theophrasto l. 5, segm. 41
* Del rimanente mi pare che Teofrasto, forse solo fra gli antichi o piú di qualunque altro, amando la gloria e gli studi, sentisse peraltro l’infelicità inevitabile della natura umana, l’inutilità de’ travagli e soprattutto l’impero della fortuna e la sua preponderanza sopra la virtú relativamente alla felicità dell’uomo e anche del saggio, al contrario degli altri filosofi tanto