<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3105&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204090230</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3105&oldid=-20161204090230
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3105 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 186modifica] la sua [p. 187modifica]nazione e un Eroe della medesima, e ciò in una guerra contro i barbari? Il che tra gli antichi sarebbe stato tanto piú assurdo che tra i moderni, quando anche le lodi e l’interesse del poema fossero stati tutti per li greci, e quando anche, fingendoli sventurati, Omero avesse mosso le lagrime e i singhiozzi sopra le loro sciagure, sarebbe tuttavia riuscito assurdo di maniera, che sarebbe eziandio stato pericoloso al poeta. Frinico ateniese, gran tempo dopo Omero, fece suggetto di una tragedia la presa di Mileto fatta da Dario, e mosse gli uditori a pietà sopra quella sciagura dei greci per modo, che, secondo l’espressione di Longino (sect. 24) tutto il teatro si sciolse in lagrime. Gli Ateniesi lo multarono in mille dramme (Plutarco, Politic. praecept., Strabo
, l. XIV, Schol. Aristoph., vesp.), perch’egli avea rinfrescato la memoria delle domestiche calamità e ripostele sotto gli occhi rappresentandole al vivo, (Herodot., l. VI, c. 21);