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[p. 379 modifica]*    Aristotele, e secondo altri Diogene, τὸ κάλλος παντὸς ἔλεγεν ἐπιστολίου συστατικώτερον (Laerzio, in Aristotele, l. 5, seg. 18). Teofrasto definiva la bellezza σιωπῶσαν ἀπάτην (ib., 19). Pur troppo bene: perché tutto quello che la bellezza promette e par che dimostri, virtú, candore di costumi, sensibilità, grandezza d’animo, è tutto falso. E cosí la bellezza è una tacita menzogna. Avverti però che il detto di Teofrasto è piú ordinario, perché ἀπάτη non è propriamente menzogna, ma inganno, [p. 380 modifica]frode, seduzione; ed è relativo all’effetto che la bellezza fa sopra altrui, non al mentire assolutamente.


*   Appelliamo tutto giorno ai posteri. Nelle cose dove alla giustizia, al retto giudizio, alle retribuzioni dovute ec. nuocono i difetti o vizi de’ contemporanei in quanto contemporanei, va bene. Ma in tutto il resto, in tutto quello che spetta ai vizi degli uomini come uomini o come animali depravati, non so quanto ci gioverà quest’appellazione. Se potessimo appellare ai passati, saremmo piú fortunati, ma il costume del mondo è stato sempre di peggiorare e che il futuro fosse peggiore del presente e del passato. Le generazioni migliori non sono quelle davanti, ma quelle di dietro; e non c’é speranza che