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(305-306) | pensieri | 379 |
sublime e profonda e sottile e matura filosofia. Ma questo insegnamento ci era già stato dato dalla natura, e non al nostro intelletto né alla ragione, ma all’istinto ingenito ed intimo, e tutti noi l’avevamo messo in pratica da (305) fanciulli. Che cosa adunque abbiamo imparato con tanti studi, tante fatiche, esperienza, sudori, dolori? e la filosofia che cosa ci ha insegnato? Quello che da fanciulli ci era connaturale e che poi avevamo dimenticato e perduto a forza di sapienza; quello che i nostri incólti e selvaggi bisavoli sapevano ed eseguivano senza sognarsi d’esser filosofi e senza stenti né fatiche né ricerche né osservazioni né profondità ec. Sicché la natura ci aveva già fatto saggi quanto qualunque massimo saggio del nostro o di qualsivoglia tempo, anzi tanto piú, quanto il saggio opera per massima, che è cosa quasi fuori di se: noi operavamo per istinto e disposizione ch’era dentro di noi ed immedesimata colla nostra natura, e però piú certamente e immancabilmente e continuamente efficace. Cosí l’apice del sapere umano e della filosofia consiste a conoscere la di lei propria inutilità se l’uomo fosse ancora qual era da principio, consiste a correggere i danni ch’essa medesima ha fatti, a rimetter l’uomo in quella condizione in cui sarebbe sempre stato s’ella non fosse mai nata. E perciò solo è utile la sommità della filosofia, perché ci libera e disinganna dalla filosofia (7 novembre 1820).
* (306) Aristotele, e secondo altri Diogene, τὸ κάλλος παντὸς ἔλεγεν ἐπιστολίου συστατικώτερον (Laerzio, in Aristotele, l. 5, seg. 18). Teofrasto definiva la bellezza σιωπῶσαν ἀπάτην (ib., 19). Pur troppo bene: perché tutto quello che la bellezza promette e par che dimostri, virtú, candore di costumi, sensibilità, grandezza d’animo, è tutto falso. E cosí la bellezza è una tacita menzogna. Avverti però che il detto di Teofrasto è piú ordinario, perché ἀπάτη non è propriamente menzogna, ma inganno,