Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3041
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* Alla p. 3014. Io credo per certo che in qualunque modo quelle inflessioni, voci, frasi ec. che in Omero si credono proprie di tale o tal altro dialetto fossero al suo tempo per qualsivoglia cagione conosciute ed intese da tutte le nazioni greche o, se non altro, da una tal nazione (come forse la ionica), alla qual sola, in questo caso, egli avrà avuto in animo di cantare e di scrivere, e avrà probabilmente cantato e scritto. Quanto agli altri poeti, se le ragioni che ho addotte per ispiegare come, malgrado l’uso de’ dialetti, essi fossero universalmente intesi, non paressero bastanti, si osservi che effettivamente in Grecia, siccome altrove, i poeti cessarono ben presto di cantare al popolo (e cosí pur gli altri scrittori), e il linguaggio poetico greco divenne certo inintelligibile al volgo, dal cui idioma esso era anche piú separato che non è la lingua poetica italiana dalla volgare e familiare. Scrissero dunque i poeti per le persone cólte, le quali, intendendo e studiando tuttodí e sapendo a memoria i versi d’Omero, e citandoli, parodiandoli, alludendovi a ogni tratto