<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2969&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204061639</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2969&oldid=-20161204061639
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2969 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 106modifica] Né perciò men bello di Apollo giovane, né di Mercurio piú giovane ancora, né di Amore fanciullo. La giovanezza in questi tali casi cagionerebbe la bruttezza, perché sarebbe sconveniente. Cosí fanno tutte l’altre qualità nello stesso [p. 107modifica]caso per la stessa ragione. Dunque la giovanezza, come tutte l’altre qualità, e può essere sconveniente, ed essendo, cagiona bruttezza. Dunque ella, come tutte l’altre, non cagiona bellezza se non quando conviene. Dunque la gioventú non è cagione né parte di bellezza assolutamente né per se, ma relativamente, e solo in quanto ella conviene, e ciò considerandola eziandio in quelle sole spezie di cose che possono partecipare, e di piú dentro i termini d’una medesima specie. Dunque la gioventú, filosoficamente ed esattamente parlando, non appartiene per se alla bellezza piú di qualsivoglia altra qualità; e, come tutte l’altre, è resa propria a formar la bellezza, non da altro che da una cagione a lei estrinseca e diversa, e per se variabilissima e incostante, cioè dalla