<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2967&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204061633</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2967&oldid=-20161204061633
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2967 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 105modifica] per esempio, la voce giovanile che la senile, e tutte le altre sensazioni che gli verranno da persone giovani, in parità di circostanze, le troverà piú piacevoli di quelle che gli verranno da persone vecchie; e l’idea ch’egli concepirà della giovanezza, qualunque ella sia, sarà per lui piú piacevole e, come si dice, piú bella che la contraria, e piacevole e bella per se medesima. Ma tutto ciò sarà effetto della inclinazione, e non derivato originalmente dall’intelletto ec. [p. 106modifica]2o, La gioventú non è necessaria alla composizione del bello, neppur nelle specie nelle quali essa ha luogo. Essa ancora è una qualità relativa, eziandio considerandola dentro i termini d’una medesima specie di cose. per esempio, parlando della specie umana, egli si dà un bel vecchio, niente meno che un bel giovane. V’é la bellezza propria del bambino, del fanciullo, della età matura, dell’età senile, della decrepita ancora, niente manco che quella propria dell’età giovanile (vedi Senofonte, cap. IV, § 17 del Convito). In molti