Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2915

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[p. 74 modifica] proprio, non v’é che uno stile per tutti, e questo consiste assai piú nelle sentenze che nelle parole; poco oramai si guarda allo stile nelle opere [p. 75 modifica]che escono in luce, o se vi si guarda, ciò è piú per vedere s’egli segue l’uso e la forma di stile universalmente accettata o no: se la segue, non si parla del suo stile; se non la segue, allora solo il suo stile dà nell’occhio, e per lo piú è ripreso, e ordinariamente con ragione. La differenza ch’é in questo particolar dello stile fra la lingua francese e l’altre moderne, si è che se in quella lo scrittore non ha stile proprio, egli è perché la lingua n’ha un solo; se il suo stile non è vario, egli è che la lingua non ha varietà di stile. Ma nelle altre lingue il difetto viene dallo scrittore: egli è che manca di varietà di stile, e non la lingua, e s’ei non ha stile proprio, egli può averlo; almeno la lingua sua non glielo impedisce; ma ei non ha stile proprio, perché un solo stile ha non la sua lingua, che molti ne ammette, ma, per cosí dire, la lingua europea, ossia l’uso e lo spirito universale della letteratura e della civiltà