Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2898

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[p. 64 modifica] l’avesse posto cosí mirabilmente lontano dalla perfezione da lei voluta e destinatagli, ed a lui necessaria, che egli non avesse ancora né potesse avere nemmeno una prima idea dell’istrumento, col quale dopo lunghissimi travagli, e lunghissimo corso di generazioni e di secoli la sua specie sarebbe finalmente arrivata a conseguire alcuna parte di questa perfezione?


     Certo, se questo è vero, perché diciamo noi che l’uomo è per natura il piú perfetto degli esseri terrestri? Lasciamo stare che la perfezione è sempre relativa a quella tale specie in che ella si considera. Ma paragonando pur l’uomo colle altre specie di questo mondo, se la sua perfezione è quella che altri dice, come non si dovrà sostenere che l’uomo è per natura la piú imperfetta di tutte le cose? Perocché tutte le altre cose hanno da natura la perfezione che loro si conviene, e però sono tutte naturalmente cosí perfette, come debbono essere, che è quanto dire perfettissime. Solo l’uomo, secondo il presupposto che abbiamo fatto, è per natura cosí lontano dallo stato che gli conviene, che piú, quasi, non potrebb’essere, e quindi, laddove tutte