Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2873
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Perciocché veramente si può dire che la pronunzia francese da se, e movendosi essa, si allontanò e divise dalla scrittura, piuttosto che la scrittura dalla pronunzia. Benché veramente sia debito de’ buoni e filosofi ortografi di far che la scrittura in qualunque modo tenga sempre dietro alla universale pronunzia, regolata o riconosciuta per regolare; e non far che la scrittura stia ferma, e lasci andare questa tal pronunzia al suo viaggio, senza darsene alcun pensiero. Ma questi discorsi non si potevano né fare né seguire in quei primi e confusi tempi e ignoranti, né, dopo fatti, sono stati effettuabili, avendo preso piede l’usanza contraria in modo che non si potea piú scacciare, né mutare; abbisognando ella di troppe e troppe grandi ed essenziali mutazioni, non di poche e lievi e quasi accidentali come ne abbisognò e ne ricevette l’usanza italiana.
Da tutte queste cagioni e andamenti n’è seguito questo curioso effetto: che la lingua francese scritta è talora uguale, spessissimo somigliante alla latina, e quasi sempre riconoscibile per figlia