Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2818

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[p. 12 modifica] ch’é solamente l’uno dei tanti che ricevono essi verbi, sia stato male scelto e preso a denotare e denominare e definire tutti questi verbi, ed anche considerato come l’unico loro proprio senso. Il che è lo stesso che porre la parte per il tutto. E quando ciò s’abbia a fare, meglio converrà a questi verbi il nome di continuativi, il qual nome abbraccia un assai piú gran numero delle varietà proprie del significato di questi verbi. Le quali varietà non ancora considerate né dai grammatici né dai filologi né dai filosofi, e nondimeno necessarissime a considerarsi e distinguersi per ben penetrare nell’intima proprietà ed eleganza, ed anche nell’intimo e vero senso e valore della lingua latina, e nell’intelligenza dell’efficacie, delle bellezze ec. dei passi degli scrittori, noi abbiamo procurato di dichiarare ed esporre, sí ai grammatici e filologi, come ai filosofi e a’ letterati (25 giugno 1823).


*    Un continuativo anomalo o semianomalo si è hietare fatto da hiatus, quasi da hietus, participio d’hiare. Dove la mutazione dell’a in e viene; 1°, dal voler evitare il cattivo suono d’hiatare, del qual suono sempre evitato nella formazione de’ continuativi fatti da verbi della prima ho detto altrove;1. 2°, da questo, che sebbene [p. 13 modifica]sebbenei latini in questa

Note

  1. Salvo ne’ continuativi de’ temi monosillabi, per esempio dato, flato, nato ec., come altrove. A questo proposito dubito molto che betere o bitere o bitire sia un continuativo anomalo (come vivo is) di un bo dal gr. βάω, come no da νέω, do da δiω, e altri tali temi monosillabi latini fatti da tali verbi greci cosí contratti. Ebito sarebbe ἐκβαίνω ex-eo. Vedi Forcellini in Beto. Vedi p. 3694.