[p. 358 modifica] come son tolte. Che piacere rimane? e la vita che cosa diventa? Nella stessa maniera dico: la virtú, la generosità, la sensibilità, la corrispondenza vera in amore, la fedeltà, la costanza, la giustizia, la magnanimità ec., umanamente parlando, sono enti immaginari. E tuttavia l’uomo sensibile se ne trovasse frequentemente nel mondo, sarebbe meno infelice, e se il mondo andasse piú dietro a questi enti immaginari (astraendo ancora da una vita futura), sarebbe molto meno infelice. Seguirebbe delle illusioni, perché nessuna cosa è capace di riempier l’animo umano, ma non è meglio una vita con molti piaceri illusorii, che senza nessun piacere? non si vivrebbe meglio se nel mondo si trovassero queste illusioni piú realizzate, e se l’uomo di cuore non si dovesse persuadere non solo che sono enti immaginari, ma che nel mondo non si trovano piú neanche cosí immaginari come sono? in maniera che manchi affatto il pascolo e il sostegno all’illusione. E dall’altro lato, non c’é maggiore illusione, ovvero apparenza di piacere, che quella che deriva dal bello dal tenero dal grande dal sublime dall’onesto. Laonde quanto piú queste cose abbondassero, sebbene illusorie, tanto meno l’uomo sarebbe infelice (11 ottobre 1820). Vedi p. 338, capoverso 2.