<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2710&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151208155902</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2710&oldid=-20151208155902
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2710 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 390modifica] moderni, sempre togliendo, niente sostituiscono. E questo è il vero modo di filosofare, non già, come si dice, perché la debolezza del nostro intelletto c’impedisce di trovare il vero positivo, ma perché in effetto la cognizione del vero non è altro che lo spogliarsi degli errori, e sapientissimo è quello che sa vedere le cose che gli stanno davanti agli occhi, senza prestar loro le qualità ch’esse non hanno. La natura ci sta tutta spiegata davanti, nuda ed aperta. Per ben conoscerla non è bisogno alzare alcun velo che la cuopra: è bisogno rimuovere gl’impedimenti e le alterazioni che sono nei nostri occhi e nel nostro intelletto; e queste fabbricateci e cagionateci da noi col nostro raziocinio. Quindi è che i piú semplici piú sanno: che la semplicità, come dice un filosofo tedesco (Wieland), è [p. 391modifica]sottilissima, che i fanciulli e i selvaggi piú vergini vincono di sapienza le persone piú addottrinate: cioè piú mescolate di elementi stranieri al loro intelletto.