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(2710-2711-2712) pensieri 391

sottilissima, che i fanciulli e i selvaggi piú vergini vincono di sapienza le persone piú addottrinate: cioè piú mescolate di elementi stranieri al loro intelletto.  (2711) Di qui si conferma quel mio principio che la sommità della sapienza consiste nel conoscere la sua propria inutilità, e come gli uomini sarebbero già sapientissimi s’ella mai non fosse nata: e la sua maggiore utilità, o per lo meno il suo primo e proprio scopo, nel ricondurre l’intelletto umano (s’é possibile) appresso a poco a quello stato in cui era prima del di lei nascimento. E quello ch’io dico qui dell’intelletto dico altrove, e qui ridico, anche per rispetto alla vita e a tutto quello che appartiene all’uomo, e che ha qualsivoglia relazione colla sapienza (21 maggio 1823).


*   I filosofi antichi seguivano la speculazione, l’immaginazione e il raziocinio. I moderni l’osservazione e l’esperienza (e questa è la gran diversità fra la filosofia antica e la moderna). Ora quanto piú osservano tanto piú errori scuoprono negli uomini, piú o meno antichi, piú o meno universali, propri del popolo, de’ filosofi, o di ambedue. Cosí lo spirito umano fa progressi: e tutte le scoperte fondate sulla nuda osservazione delle cose  (2712) non fanno quasi altro che convincerci de’ nostri errori e delle false opinioni da noi prese e formate e create col nostro proprio raziocinio o naturale o coltivato e (come si dice) istruito. Piú oltre di questo non si va. Ogni passo della sapienza moderna svelle un errore; non pianta niuna verità (se non che tali tutto giorno si chiamano le proposizioni, i dogmi, i sistemi in sostanza negativi). Dunque se l’uomo non avesse errato sarebbe già sapientissimo e giunto a quella meta a cui la filosofia moderna cammina con tanto sudore e difficoltà. Ma chi non ragiona, non erra. Dunque chi non ragiona o, per dirlo alla francese, non pensa, èsa-