Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2679

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[p. 372 modifica] un saggio uomo di governo nominato Demo, il quale in una civil sedizione dell’isola di Chio, ritrovandosi dalla parte superiore, consigliava i compagni a non cacciare della città tutti gli avversarii, ma lasciarne alcuni, acciò (disse egli) non incominciamo a contendere con gli amici, liberati che saremo interamente da’ nimici: cosí questi nostri affetti (soggiunge Plutarco, cioè l’emulazione, la gelosia, e l’invidia) consumati contra i nimici meno turberanno gli amici. Vedi ancora gl’Insegnamenti Civili di Plutarco, dove il cit. Volgarizzamento, p. 434, ha Onomademo in vece di Demo: ὄνομα Δῆμος. [p. 373 modifica]


     Ora, nello stesso modo che alle famiglie, alle corporazioni, alle città, alle nazioni, agl’imperii, è accaduto al genere umano. Nemici naturali degli uomini furono da principio le fiere e gli elementi ec.; quelle, soggetti di timori e d’odio insieme, questi di solo timore (se già l’immaginazione non li dipingeva a quei primi uomini come viventi). Finché durarono queste passioni sopra questi soggetti, l’uomo non s’insanguinò dell’altro uomo, anzi amò e ricercò lo scontro, la compagnia, l’aiuto del suo simile, senz’odio alcuno, senza invidia, senza sospetto, come il leone non ha sospetto del leone. Quella fu veramente l’età dell’oro e l’uomo era sicuro tra gli uomini; non per altro se non perch’esso e gli altri uomini odiavano e temevano de’ viventi e degli