[p. 364 modifica] gonfia, concitata ed aliena da quella semplicità, riposatezza, calma, sicurezza ed equabilità e gravità di passo che s’ammira nelle prose latina e greca, le piú poetiche lingue dell’occidente. Per esempio, non avendo i francesi una parola che significhi unitamente il padre e la madre (come noi che diciamo i genitori) sono obbligati a dire spesso les auteurs de ses jours, des jours, de quelqu’un, de celui-là etc. Queste tali frasi necessarie e forzate, obbligano poi lo scrittor prosaico francese a formar loro un contorno conveniente, a seguire una forma di dire, uno stile, dove queste frasi, figure ec. non disdicano, e quindi a innalzare il tuono della sua prosa e dargli un color poetico tanto nello stile quanto nella lingua: e cosí la povertà della lingua francese rende poetica la sua prosa, e per le figure che l’obbliga ad usare in cambio delle parole che le mancano e per le figure che queste medesime figure forzate richiedono intorno a se, e quasi portano con se, e per lo stile e il linguaggio e il tuono che queste figure forzate