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364 pensieri (2666-2667-2668)

che come il poeta francese scrive prosaicamente cosí il prosatore scriva poeticamente, e che la lingua francese manchi non solo di linguaggio e stile poetico distinto per rispetto al prosaico, ma anche di linguaggio e stile veramente prosaico, e ben distinto e circoscritto e definito per rispetto al poetico. Questa è l’una delle cagioni della poeticità della prosa francese. Altre ancora se ne potranno addurre, ma fra queste una che ha del paradosso e pure è verissima. La prosa francese è poetica perché la lingua francese è poverissima. Quindi la necessità di metafore, di metonimie, di catacresi, di mille figure di dizione che rendono poetica la lingua della prosa, e secondo il nostro gusto,  (2667) gonfia, concitata ed aliena da quella semplicità, riposatezza, calma, sicurezza ed equabilità e gravità di passo che s’ammira nelle prose latina e greca, le piú poetiche lingue dell’occidente. Per esempio, non avendo i francesi una parola che significhi unitamente il padre e la madre (come noi che diciamo i genitori) sono obbligati a dire spesso les auteurs de ses jours, des jours, de quelqu’un, de celui-là etc. Queste tali frasi necessarie e forzate, obbligano poi lo scrittor prosaico francese a formar loro un contorno conveniente, a seguire una forma di dire, uno stile, dove queste frasi, figure ec. non disdicano, e quindi a innalzare il tuono della sua prosa e dargli un color poetico tanto nello stile quanto nella lingua: e cosí la povertà della lingua francese rende poetica la sua prosa, e per le figure che l’obbliga ad usare in cambio delle parole che le mancano e per le figure che queste medesime figure forzate richiedono intorno a se, e quasi portano con se, e per lo stile e il linguaggio e il tuono che queste figure forzate  (2668) domandano per non disdire (2 febbraio 1823).


*   Chi mi chiedesse quanto e fino a qual segno la filosofia si debba brigare delle cose umane e del re-