Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2629

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[p. 344 modifica] σχολὴν παρέλιπον, ὥσθ᾽ ἑτέρῳ συναχθεσθῆναι. E veramente l’abito della propria sventura rende l’uomo crudele ὠμὸν, come dice costui (30 settembre 1822). Vedi la pagina seguente, pensiero primo.


*   Da quello che altrove ho detto e provato, che il piacere non è mai presente, ma sempre solamente futuro, segue che, propriamente parlando, il piacere è un ente (o una qualità) di ragione, e immaginario (2 ottobre 1822).


*   A ciò che ho detto altrove delle voci ermo, eremo, romito, hermite, hermitage, hermita ec., tutte fatte dal greco ἔρημος, aggiungi lo spagnuolo ermo, ed ermar (con ermador ec.) che significa desolare, vastare, appunto come il greco ἐρημόω. (3 ottobre 1822). Queste voci e simili sono tutte poetiche per l’infinità o vastità dell’idea ec. ec. Cosí la deserta notte e tali immagini di solitudine, silenzio ec.


*   Le sensazioni o fisiche o massimamente morali che l’uomo può provare, sono, niuna di vero piacere, ma indifferenti o dolorose. Quanto alle indifferenti la sensibilità non giova nulla. Restano solo le dolorose. Quindi la sensibilità, benché