[p. 314 modifica] la moltitudine, non è fisicamente capace di uno stato continuo di riflessione. Or quello ch’é lontano, quello che non si vede, quello che dee venir dopo la morte, dalla quale ciascuno naturalmente si figura d’esser lontanissimo, non può fortemente costantemente ed efficacemente influire sulle azioni e sulla vita, se non di chi tutto giorno riflettesse. Appena l’uomo entra nel mondo, anzi appena egli esce dal suo interno (nel quale il piú degli uomini non entra mai, e ciò per natura propria), le cose che influiscono su di lui sono le presenti, le sensibili o quelle le cui immagini sono suscitate e fomentate dalle cose in qualunque modo sensibili: non già le cose, che, oltre all’esser lontane, appartengono ad uno stato di natura diversa dalla nostra presente, cioè al nostro stato dopo la morte, e quindi, vivendo noi necessariamente fra