Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2553

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[p. 303 modifica] il vivente non può esser privo della perfezione della sua esistenza, e quindi della sua felicità, senza patire e senza infelicità. E tra la felicità e l’infelicità non v’é condizione di mezzo. Quella è il fine necessario, continuo e perpetuo di tutti gli atti esterni ed interni e di tutta la vita dell’animale. Non ottenendolo, l’animale è infelice; e questo in ciascuno di quei momenti nei quali desiderando il detto fine, ossia la felicità, infinitamente, come fa sempre, non l’ottiene e n’è privo, come lo è sempre. E però l’uomo dev’esser fisicamente certo di non passar, non dico giorno, ma istante, senza patire. E tutta la vita è veramente, per propria natura immutabile, un tessuto [p. 304 modifica]di patimenti necessarii e ciascuno istante che la compone è un patimento.

Di piú l’uomo dev’esser certo di provare in vita sua piú o meno, maggiori