<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2547&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150907140018</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2547&oldid=-20150907140018
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2547 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 300modifica] cioè c’ha occhi di bue. La grandezza degli occhi del bue, alla quale Omero ha riguardo, è certo sproporzionata al viso dell’uomo. Nondimeno i greci, intendentissimi del bello, non temevano di usar questa esagerazione in lode delle bellezze donnesche e di attribuire e appropriar questo [p. 301modifica]titolo, come titolo di bellezza, indipendentemente anche dal resto, e come contenente una bellezza in se, contuttoché contenga una sproporzione. E in fatti non solo è bellezza per tutti gli uomini e per tutte le donne, che non sieno, come sono molti, di gusto barbaro, la grandezza degli occhi, ma anche un certo eccesso di questa grandezza, se anche si nota come straordinario e colpisce e desta il senso della sconvenienza, non lascia perciò di piacere e non si chiama bruttezza. E notate che non cosí accade dell’altre parti umane alle quali conviene esser grandi (lascio l’osceno che appartiene ad