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300 | pensieri | (2545-2546-2547) |
famiglia, che qualunque è d’animo veramente e fortemente poetico (intendo ogni uomo di viva immaginazione e di vivo sentimento, scriva o no, in prosa o in verso) nasce infallibilmente destinato all’infelicità (4 luglio 1822).
* Gli uomini semplici e naturali sono molto piú dilettati e trovano molto piú grazioso il colto lo studiato e anche l’affettato che il semplice e il naturale. Per lo contrario non v’é qualità né cosa piú graziosa per gli uomini civili e colti che il semplice e il naturale, voci che nelle nostre lingue e ne’ nostri discorsi sono bene spesso sinonime di grazioso e confuse con questa, come si confonde la grazia colla naturalezza e semplicità, credendo che sieno essenzialmente e per natura e per se stesse (2546) qualità graziose. Nel che c’inganniamo. Grazioso non è altro che lo straordinario in quanto straordinario, appartenente al bello, dentro i termini della convenienza. Il troppo semplice non è grazioso. Troppo semplice sarà una cosa per li francesi, e non lo sarà per noi. Lo sarà anche per noi, e con tutto questo sarà ancora al di qua del naturale (tanto siamo lontani dalla natura e tanto ella ci riesce straordinaria). Viceversa dico del civile rispetto ai selvaggi, naturali, incolti ec. Del resto, possiamo vedere anche nelle nostre contadine che sono molto poco allettate dal semplice e dal naturale o per lo meno sono tanto allettate dal nostro modo artefatto, quanto noi dalla loro naturalezza o reale o dipinta ne’ poemi ec. (4 luglio 1822).
* Le Dee, e specialmente Giunone, è chiamata spesso da Omero βοῶπις (βοώπιδος) (2547) cioè c’ha occhi di bue. La grandezza degli occhi del bue, alla quale Omero ha riguardo, è certo sproporzionata al viso dell’uomo. Nondimeno i greci, intendentissimi del bello, non temevano di usar questa esagerazione in lode delle bellezze donnesche e di attribuire e appropriar que-