Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2532

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[p. 293 modifica] nazionale, e massime alla scritta, dagli scrittori e letterati nazionali del tempo in cui maggiormente e precisamente fiorí la letteratura e coltura nazionale, che fu per noi il cinquecento.


    Richiamare questa tal lingua, non pura, propriamente parlando, ma antica, e non come pura, ma come antica, richiamarla, dico, nella letteratura, è, come ho detto, ragionevole ed autorizzato dall’esempio dell’altre nazioni antiche e moderne. Ed è ragionevole sí per li suoi pregi intrinseci e indipendenti dalle circostanze, e per la miseria e bruttezza propria assoluta e indipendente della nostra lingua moderna, sí per quello [p. 294 modifica]che ho dedotto dal precedente discorso, cioè che una lingua nazionale usitata e parlata presentemente non può mai riuscire elegante nelle scritture, quando anche, in se, fosse ottima e bellissima.

Potranno oppore a quest’ultima proposizione e al mio precedente discorso, che gli