[p. 293 modifica] purità dentro i termini dell’uso nazionale, perché, se ciò fosse, tutte le nazioni in tutti i tempi parlerebbero puramente e tutti gli scrittori, seguendo la lingua del tempo loro, scriverebbero puramente, massime conformandosi alla parlata, e non esisterebbe il contrario della purità, cioè l’impurità, perché nessuna lingua in nessun tempo sarebbe mai impura, benché tutta composta da capo a piedi di barbarismi. Sicché resta che per lingua pura s’intenda come suo preciso sinonimo la lingua antica di una nazione, cioè quella lingua composta per la piú parte di voci e modi venuti di fuori, che dagli antichi fu parlata e scritta. E in particolare quella che fu contemporanea della miglior letteratura e coltura nazionale, e in somma quella che fu il risultato, non già dell’abbozzo ch’ebbe la lingua italiana da’ trecentisti, ma del perfezionamento dato alla lingua