<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2530&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205203553</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2530&oldid=-20151205203553
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2530 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 292modifica]effettivamente nella nazione, per purissimi che questi fossero. E questa, bench’altre ancora ve n’abbia, è l’una delle principali cagioni per cui non piace e si disapprova e si biasima e riesce inelegante nelle scritture la presente lingua della nostra nazione e si richiama la nostra lingua antica. Con ragione, benché non sia molto ragionevole il richiamarla come pura, ché né essa era [p. 293modifica]pura, né la purità è un pregio necessario ed appartenente all’essenza dello scriver bene e molte volte non è possibile e in fine è piuttosto un nome che una cosa, non potendosi mai definir questa purità né trovar precisamente quel che sia la purità di una tal lingua individua, anzi non esistendo essa mai, perché tutte le lingue sono composte di voci, modi ec. presi piú o meno ab antico da molte e varie altre lingue. E non potendosi neppur circoscrivere la cosí detta