<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2494&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205202014</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2494&oldid=-20151205202014
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2494 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 273modifica] dell’esistenza sentita e conosciuta dall’esistente) necessario ancora e indispensabile alla felicità. Come si può dare amor della felicità senz’amor di se stesso? Anzi questi due amori sono precisamente una cosa sola con due nomi. E come si potrebbe dar felicità senza amor di felicità? Giacché l’animale non può godere e compiacersi di quel che non ama. Dunque, non amando la felicità, non potrebbe goderla né compiacersene. Dunque quella non sarebbe felicità ed egli non la potrebbe provare. Dunque l’animale, se non amasse se stesso, non potrebbe esser felice e sarebbe essenzialmente incapace della felicità, e in [p. 274modifica]disposizione contraddittoria colla natura di essa. Quindi si deve scusar la natura e riconoscere che, sebbene l’amor proprio produce necessariamente l’infelicità (maggiore o minore), la natura non ha però sbagliato nell’ingenerarlo ai viventi, essendo necessario alla felicità, e però il suddetto