<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/247&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712191910</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/247&oldid=-20130712191910
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 247 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 340modifica] le parti o a congetturarle secondo le regole della ragione; quella cosa immediatamente gli par piccolissima, gli diviene insufficiente ed egli ne rimane scontentissimo. Quando il Petrarca poteva dire degli antipodi, e che ’l dí nostro vola A gente che di làforsel’aspetta, quel forse bastava per lasciarci concepir quella gente e quei paesi come cosa immensa e dilettosissima all’immaginazione. Trovati che si sono, certamente non sono impiccoliti, né quei paesi son piccola cosa, ma appena gli antipodi si son veduti sul mappamondo è sparita ogni grandezza, ogni bellezza, ogni prestigio dell’idea che se ne aveva. Perciò la matematica, la quale misura quando il piacer nostro non vuol misura, definisce e circoscrive quando il piacer nostro non vuol confini (sieno pure vastissimi, anzi sia pur vinta l’immaginazione dalla verità), analizza quando il piacer nostro non vuole analisi né cognizione intima [p. 341modifica]ed esatta della cosa piacevole (quando anche questa cognizione non riveli nessun difetto nella cosa, anzi ce la faccia giudicare più perfetta di quello che credevamo, come accade nell’esame delle opere di genio, che scoprendo