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340 | pensieri | (246-247) |
* Dalla teoria del piacere esposta in questi pensieri si comprende facilmente quanto e perché la matematica sia contraria al piacere; e siccome la matematica, cosí tutte le cose che le rassomigliano o appartengono, esattezza, secchezza, precisione, definizione, circoscrizione, sia che appartengano al carattere e allo spirito dell’individuo, sia a qualunque cosa corporale o spirituale.
* Tant’é. Le cose per se stesse non sono piccole. Il mondo non è una piccola cosa, anzi vastissima e massimamente rispetto all’uomo. Anche l’organizzazione de’ piú minuti e invisibili animaluzzi è una gran cosa. La varietà della natura solamente in questa terra è infinita; che diremo poi degli altri infiniti mondi? Sicché per una parte si può dire che non la grandezza delle cose, ma anzi la loro nullità, cosí evidente e sensibile all’uomo, è una pura illusione. Ma basta che l’uomo abbia veduto la misura di una cosa, ancorché smisurata, basta che sia giunto a conoscerne (247) le parti o a congetturarle secondo le regole della ragione; quella cosa immediatamente gli par piccolissima, gli diviene insufficiente ed egli ne rimane scontentissimo. Quando il Petrarca poteva dire degli antipodi, e che ’l dí nostro vola A gente che di là forse l’aspetta, quel forse bastava per lasciarci concepir quella gente e quei paesi come cosa immensa e dilettosissima all’immaginazione. Trovati che si sono, certamente non sono impiccoliti, né quei paesi son piccola cosa, ma appena gli antipodi si son veduti sul mappamondo è sparita ogni grandezza, ogni bellezza, ogni prestigio dell’idea che se ne aveva. Perciò la matematica, la quale misura quando il piacer nostro non vuol misura, definisce e circoscrive quando il piacer nostro non vuol confini (sieno pure vastissimi, anzi sia pur vinta l’immaginazione dalla verità), analizza quando il piacer nostro non vuole analisi né cognizione intima