<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2459&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150925100602</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2459&oldid=-20150925100602
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2459 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 253modifica] segue la forma e la stampa di quella che i letterati hanno sotto gli occhi, troppo deboli ancora per essere originali e per immaginar da se e seguire e conoscer bene la natura particolare de’ loro propri suoni ec., le quali cose non son proprie se non di quello ch’é già o perfezionato o vicino alla perfezione. Nel nostro caso poi questa lingua letterata e di ortografia già regolatissima e costante, sopra la cui letteratura s’andavano formando le moderne, era anche immediatamente madre delle lingue moderne. E benché queste, massime la francese, avessero perduto molti de’ suoi suoni e sostituitone o aggiuntone molti altri, contuttociò la somiglianza fra la madre e le figlie era tanta e la loro derivazione da lei era cosí fresca, che, cominciando a scrivere e poi a coltivare queste lingue, non mai ancora scritte o coltivate, non si pensò di potersi servire d’altra ortografia che della latina. La quale ortografia [p. 254modifica]ortografiagià esisteva e la nostra s’aveva da creare; ma nessuna cosa si crea in un momento, massime che tante altre ve n’erano da creare allo