<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2430&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150907143843</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2430&oldid=-20150907143843
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2430 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 235modifica] Al quale né coi gesti né colle parole potresti communicare alcuno de’ tuoi sentimenti né egli a te i suoi? e per conseguenza qual comunione di spirito, cioè di vita e di sentimento, potresti aver seco lui? qual sentimento di te penseresti d’aver destato o di poter mai destare nell’animo suo? E nondimeno tu sai pur ch’egli vive, ed oltracciò di vita umana e d’un genere medesimo colla tua; ed egli potrebbe forse in qualche modo darti ad intendere i suoi bisogni e, beneficato esteriormente da te o in altro modo influito, potrebbe aver qualche senso della tua esistenza e formarsi di te qualche idea; anzi è certo che ti considererebbe come suo simile, non ch’egli n’avesse alcuna prova certa, ma appunto per la scarsezza delle sue idee; come fanno i fanciulli, che sempre inclinano a creder tutto animato e simile in qualche modo a loro, non conoscendo né sapendo neppure insufficientemente concepire altra forma d’esistenza che la propria, non ostante ch’essi pur vedano la differenza della figura e delle qualità esteriori. [p. 236modifica]Or se contuttociò, tu non crederesti di poter aver con costui nessuna o quasi nessuna società e non ti soddisfaresti né ti compiaceresti in alcun modo del suo commercio, che dovremo dire di quella società che i filosofi tedeschi e romantici vogliono che il poeta supponga, anzi ponga e crei fra l’uomo e il resto della natura? La qual società vogliono che sia tale che tutto per immaginazione si supponga vivo bensí, ma non di vita umana, anzi diversissima secondo ciascun genere di esseri? Non è questa una società peggiore e piú nulla di quella col cieco e sordo? Il quale finalmente è uomo. Ma qui sebben tu creda e poeticamente t’immagini che le cose vivano, non supponendo che questa vita abbia nulla di comune colla tua, che sentimento di te puoi presumere di destare in loro, o qual sentimento della vita loro puoi presumere di ricever da essi, non potendo neppur concepire altra forma di vita se non la propria? Che giova alla tua immaginazione e alla tua sensibilità il figurarti che la natura viva? Che relazione può la tua fantasia fabbricarsi