Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2400
![]() |
Questo testo è stato riletto e controllato. | ![]() |
◄ | 2399 | 2401 | ► |
sia menomamente proprio dell’essenza loro né compatibile colla natura delle lingue vive e che nessuno s’immagina di riconoscere in essi (29 marzo, venerdí dell’Addolorata, 1822).
* Πάλιν δὲ ὲρωτώμενος (Socrate), ἡ ἀνδρεία πότεθον εἴη διδακτὸν ἢ φυσικὸν; οιμαι μεν, ἔφη, ὥσπερ σῶμα σώματος ιοχυρότερον πρὸς τοὺς πόνους φύεται, οὕτω καὶ ψυχὴν ψυχῆς ἐρῥωμενεστέραν πρὸς τὰ δεινὰ φύσει γίγνεσθαι. ῾Ορῶ γὰρ ἐν τοῖς αὐτοῖς νόμοις τε καὶ ἔθεσι τρεφομένους πολύ διαφέροντας ἀλλήλων τόλμῃ. Νομίζω μέντοι πᾶσαν φύσιν μαθήσει καὶ μελέτῃ πρὸς ἀνδρείαν αὔξεσθαι. Xενοφ. ἀπομνημ. β.γ.᾽ κεφ. θ.᾽ §. α᾽-β᾽.. Cosí possiamo discorrere di tutto il resto (16 aprile, Martedí in Albis, 1822).
* Rinunziare o sbandire una nuova parola o una sua nuova significazione, per forestiera o barbara ch’ella sia, quando la nostra lingua non abbia l’equivalente o non l’abbia cosí precisa e ricevuta in quel proprio e determinato senso, non è altro e non può esser meno che rinunziare o sbandire e trattar da barbara e illecita una nuova idea e un nuovo concetto dello spirito umano (18 aprile, Giovedí in Albis, 1822).