Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/230

218 pensieri (2400-2401)

Cosí possiamo discorrere di tutto il resto (16 aprile, Martedí in Albis, 1822).


*    Rinunziare o sbandire una nuova parola o una sua nuova significazione, per forestiera o barbara ch’ella sia, quando la nostra lingua non abbia l’equivalente o non l’abbia cosí precisa e ricevuta in quel proprio e determinato senso, non è altro e non può esser meno che rinunziare o sbandire e trattar da barbara e illecita una nuova idea e un nuovo concetto dello spirito umano (18 aprile, Giovedí in Albis, 1822). (2401)


*   Ετεκμαίρετο δὲ (Socrate). τὰς ἀγαθὰς φύσεις ἐκ τοῦ ταχύ τε μανθάνειν οις προσέχοιεν,καὶ μνημονεύειν ἃ ἂν μάθοιεν Senofonte, ᾽Απομνημον., l. IV, c. 1, § 2 (19 aprile, Venerdí in Albis, 1822).


*    Estaban persuadidos (los Mexicanos) à que no huvo Dioses de essotra parte del Cielo (cioè che non ci ebbe altri Dei se non un solo che tra essi non avea nome, ma s’aveva per superiore a tutti e se gli attribuiva la creazione del Cielo e della Terra e davasegli sede in cielo), hasta que multiplicandose los hombres empezaron sus calamidades, considerando los Dioses como unos genios favorables, que se producian, quando era necessaria su operacion; sin hacerles dissonancia (à los Mexicanos) que adquiriessen el Sèr (estos Dioses) y la Divinidad en la miserias de la Naturaleza. Don Antonio de Solís, Hist. de la Conquista de Mexico, lib. III, capitolo 17, en Madrid, año de 1748, p. 259, col. 1. (21 aprile 1822).


*    Non è da far mai pompa della propria infelicità. La sola fortuna fa fortuna tra gli uomini e la sventura non fu mai fortunata; né si può far traffico e ritrarre utilità dalla miseria quando ella sia vera. Nessuno fu mai piú stimato o piú gradito per esser piú