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[p. 335 modifica] universale, nello stesso modo che la francese oggidí, e l’uso e intelligenza della lingua latina era ristretta a pochi. Latina suis finibus, exiguis sane, continentur. Perciocché le scritture greche si leggono in quasi tutte le genti, le latine restano dentro a’ loro confini cosí stretti come sono. Cicerone, l. c. E nondimeno l’impero romano fu forse il maggiore di quanti mai si videro, e i romani al tempo di Cicerone erano già padroni del mare ed esercitavano gran commercio. Cosí ora si vede che gl’inglesi sono padroni del mare e del commercio, e sebbene la loro lingua è perciò piú diffusa di molte altre, nondimeno non è né conosciuta né usata universalmente, ma da pochi in ciascun paese, e cede di gran lunga alla francese, che non s’è mai trovata favorita da un commercio cosí vasto. Onde si può ben dedurre che la diffusione di una lingua, se ha bisogno di una certa grandezza e influenza della nazione che la parla (perché la lingua francese, per quanto adattata alla universalità, non sarebbe divenuta universale, se avesse appartenuto a una piccola, e impotente nazione, per esempio alla Svizzera), contuttociò dipende [p. 336 modifica]principalmente dalla natura di essa lingua. Non vale il dire che i greci erano diffusissimi per le colonie. Molto piú lo erano i romani in quel tempo, e non solo per le colonie, ma per le armate, governi, tribunali ec. ec. Ma, quando una lingua si diffonde per mezzo delle colonie, si può dire che si diffonda piuttosto la nazione che la lingua, essendo