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[p. 334 modifica] Questa molte volte c’induce a far cose dannosissime o penosissime altrui, senza che ce ne accorgiamo (parlo anche della vita piú ordinaria e giornaliera, come di un padrone che per trascuraggine lasci penare il suo servitore alla pioggia ec.), e avvedutici, ce ne duole; molte altre volte, come nel caso detto di sopra, sappiamo bene quello che facciamo, ma non ci curiamo di considerarlo e lo facciamo cosí alla buona; e considerandolo bene non lo faremmo. Cosí la trascuranza prende tutto l’aspetto, e produce lo stessissimo effetto della malvagità e crudeltà, non ostante che ogni volta che tu riflettessi, fossi molto alieno dalla volontà di produrre quel tale effetto, e che la malvagità e crudeltà, [p. 335 modifica]non abbia che fare col tuo carattere (11 settembre 1820).


*   Non per altro che per odio della noia vediamo oggidí concorrere avidamente il popolo agli spettacoli sanguinosi delle esecuzioni pubbliche e a tali altri, che non hanno niente di piacevole in se (come potevano averne quelli de’ gladiatori e delle bestie nel circo, per la gara, l’apparato ec.) ma solamente in quanto fanno un vivo contrasto colla monotonia della vita. Cosí tutte le altre cose straordinarie, e perciò gradite, benché non solo non piacevoli, ma dispiacevolissime in se.


*   Dall’orazione di M. Tullio, pro Archia, si vede che la lingua greca era considerata allora come