<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2382&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904151748</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2382&oldid=-20150904151748
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2382 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 206modifica] quando fanno professione, dicono espressamente questo: io non ho ancora vissuto, l’infelicità non mi ha stancato né scoraggito della vita: la natura mi chiama a vivere, come fa a tutti gli esseri creati o possibili: né solo la natura mia, ma la natura generale delle cose, l’assoluta idea e forma dell’esistenza. Io però, conoscendo che il vivere pone in grandi pericoli di peccare ed è per conseguenza pericolosissimo per se stesso, e quindi per se stesso cattivo (la conseguenza è in regola assolutamente), son risoluto di non vivere, di fare che ciò che la natura ha fatto non sia fatto, cioè che l’esistenza ch’ella mi ha dato, sia fatta inutile e resa (per quanto è possibile) nonesistenza. S’io non vivessi o non fossi nato, sarebbe meglio in quanto a questa vita presente, perché non sarei in pericolo di peccare, e quindi libero [p. 207modifica]da questo male assoluto: s’io mi potessi ammazzare, sarebbe parimente meglio e condurrebbe allo stesso fine; ma, poiché non ho potuto a meno di nascere e la mia legge mi comanda di fuggir la vita e nel tempo stesso mi vieta di terminarla, ponendo la morte volontaria fra gli altri peccati per cui la vita,