<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2352&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904150956</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2352&oldid=-20150904150956
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2352 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 187modifica] va fatto, alle sole lettere radicali. E notate che gran parte di questi nomi o verbi sono di prima necessità (come il verbo essere, la parola uomo, padre, madre ec.), o rappresentano idee affatto primitive nelle lingue. E parecchie di tali voci sascrite si trovano anche corrispondere alle analoghe greche, ma effettivamente meno che alle latine, e forse in minor numero. Che segno è questo dunque, se non che la lingua latina conserva assolutamente piú numerosi e piú chiari della greca i vestigii della remotissima antichità, della sua remotissima condizione e forse della sua sorgente? Giacché le relazioni avute dal Lazio coll’India sono tanto antiche che si perdono nella caligine e sono ignote alla storia. Aggiungete che tali parole ec., essendo [p. 188modifica]essendo di prima necessità ed uso, dimostrano non una semplice, né recente relazione avuta con quelle parti, ma un’antichissima derivazione o comunione di origine con quei popoli e quelle lingue. E le dette parole sono assolutamente proprie e primitive della lingua latina, non già forestiere né recenti né ascitizie ec. E nessuno le può credere o derivate dall’India