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(2350-2351-2352) | pensieri | 187 |
* Alla p. 2249, principio. Qua, que o quae, (2351) qui, quo, quu, sono sempre monosillabi in latino, (seppur talvolta, ma per licenza, non per regola, non dividono il quii), eppure essi sono bivocali e non contati fra’ dittonghi. Gua gue ec. ora sono dissillabi, come in ambiguus a um, irriguus, exiguus ec., ora monosillabi, come in anguis, sanguis ec. Che ragion v’é perché ora dissillabi, ora no? Per natura dunque essi non sono né l’uno né l’altro, ma la sola pronunzia decide. Dicono che l’u spesso si considera come consonante. Vedi il Forcellini in U. Che si consideri va bene, ma non lo è in natura; e gua ec. e altri simili bivocali hanno effettivamente due suoni vocali e tuttavia si pronunziano monosillabi, né sono contati fra’ dittonghi. Qua ec. gua ec. è sempre monosillabo in italiano, e neppur la licenza poetica li può dividere in due sillabe. Cosí in ispagnuolo (14 gennaio 1822). Vedi p. 2359, fine.
* Alla p. 2330. Nella lingua sascrita (di immensa antichità) troviamo parole, forme, declinazioni, coniugazioni ec. o similissime o al tutto uguali alle corrispondenti latine, massime se si abbia riguardo, come (2352) va fatto, alle sole lettere radicali. E notate che gran parte di questi nomi o verbi sono di prima necessità (come il verbo essere, la parola uomo, padre, madre ec.), o rappresentano idee affatto primitive nelle lingue. E parecchie di tali voci sascrite si trovano anche corrispondere alle analoghe greche, ma effettivamente meno che alle latine, e forse in minor numero. Che segno è questo dunque, se non che la lingua latina conserva assolutamente piú numerosi e piú chiari della greca i vestigii della remotissima antichità, della sua remotissima condizione e forse della sua sorgente? Giacché le relazioni avute dal Lazio coll’India sono tanto antiche che si perdono nella caligine e sono ignote alla storia. Aggiungete che tali parole ec., es-