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188 pensieri (2352-2353-2354)

sendo di prima necessità ed uso, dimostrano non una semplice, né recente relazione avuta con quelle parti, ma un’antichissima derivazione o comunione di origine con quei popoli e quelle lingue. E le dette parole sono assolutamente proprie e primitive della lingua latina, non già forestiere né recenti né ascitizie ec. E nessuno le può credere o derivate dall’India  (2353) mediante il piú recente commercio avuto da’ romani con essa, quando la lingua latina era già formata, e quelle parole in uso continuo negli scrittori, monumenti ec. che ancora rimangono, ed analoghe poi anche alle greche; o viceversa derivate in quel tempo dal Lazio nell’India, essendo esse di uso sí quotidiano e necessario, essendo la lingua indiana antichissima (che certo non aspettò sí bassi tempi a provvedersi di parole necessarie, quando essa era già da gran tempo piú perfetta della latina), essendo ancora quelle coniugazioni, forme, parole ec. tanto proprie e inerenti al capitale e all’indole e sostanza del sascrito quanto del latino; e finalmente, potendosi, cred’io, trovare, e trovandosi, che l’uso loro nel sascrito è anteriore non poco ad ogni menoma relazione del Lazio coll’India che sia conosciuta dalla storia. Né si può credere che tali parole venissero anticamente nel Lazio per mezzo della lingua greca, mentre esse sono piú simili al sascrito di quello sieno le corrispondenti greche, laddove al contrario avrebbe dovuto essere. E sono piú simili alle  (2354) sascrite che alle greche. Il che in ogni modo è segno di ciò che vogliamo dimostrare, cioè che la lingua latina derivata da una stessa o da simil fonte colla greca, o quando anche fosse figlia della greca, conserva i vestigi dell’antichità (e sua e greca) piú della stessa lingua greca, in quanto e nel modo che l’una e l’altra ci sono note (20 gennaio 1822).


*    Virgilio, En., VI, vers. 567-69, dice che Rada-