Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2339

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[p. 178 modifica] actuare nel Ducange.


     La cagione poi per cui dalle voci della quarta congiugazione si facevano i verbi in uare (o uere ec.) e non in are semplicemente come da quelli della seconda, io credo che fosse questa, che le dette voci anticamente e propriamente terminassero in uus, giacché [p. 179 modifica]giacché anche oggi, almeno nel genitivo singolare o ne’ nominativi e accusativi plurali, si suole scrivere metûs, fluctûs, actûs ec., col circonflesso. Vedi i grammatici e gli eruditi. Infatti, contro il costume della lettera u, nella prosodia latina essa lettera è lunga nella desinenza del genitivo e ablativo singolare, nominativo e accusativo plurale della quarta declinazione. Dove appunto io credo che l’u anticamente fosse doppio, e quindi poi lungo, come l’a dell’ablativo singolare prima declinazione per la stessa causa. Vedi la p. 2360, 2365 (ed osserva che questa è un’altra prova dell’essersi dagli antichi pronunziate le vocali doppie come sillabe semplici, giacché metus ec. presso tutti i poeti è dissillabo e metum seguito da vocale resta monosillabo ec.). Laonde, togliendo ad esse voci la terminazione in us come né piú né meno a quelle della seconda, restava un altro u, ed aggiungendo la desinenza in are conveniva dire fluctu-are, e non fluct-are ec. Come appunto da continuus, ch’essendo della seconda pur finisce in uus, si fa (togliendo la desinenza in us) continu-are, da perpetuus perpetu-are, da cernuus cernu-are ec., da vacu-us evacu-are, da febru-us o da febru-a, orum, februare ec., da obliquus obliquare ec., da viduus viduare ec., da fatua fatuari, da fatuus infatuare (9 gennaio 1822).