Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2302
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ha finalmente cessato di adoperarla e di conoscerla, avendo non perduto né cambiato affatto quella stolta idea che quella parola significava, ma pur tanto cambiatala, ch’ella si esprime ora con altre parole.
2o, Gli scrittori latini adoperarono Lamia in senso di Strega o fata ec., e negli scrittori del trecento ella si trova, credo sempre, in senso di ninfa, tanto che i volgarizzatori di quel tempo, dove i testi latini dicono nympha, traducono regolarmente Lammia. Questa voce non la poterono dunque avere dagli scrittori latini, che l’adoprano in altro senso, ma dal volgare, il quale, come il volgo fu divenuto cristiano e considerò le ninfe e le altre deità del paganesimo come demoni e mali spiriti, cominciò e costumossi a chiamar Lammie le ninfe de’ Gentili (del che molti analoghi esempi cristiani si potrebbero addurre). Ovvero, intendendo per Lammie le fate delle quali a que’ tempi si discorreva e la cui idea somiglia a quella delle streghe ec., e le fate essendo una specie di ninfe, e viceversa, prevalse questo costume di confonder le ninfe