Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2289

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[p. 150 modifica] col zefiro ec. Cosí quell’altra: Sunt lacrimae rerum ec., della quale altrove ho parlato. E centomila di questa e simili nature, regolarissime, latinissime, conformissime alla grammatica e alla costruzione latina, prive o affatto o quasi affatto d’ogni figura di dizione, e tuttavolta vaghissime e indefinibili di significato, non solo a noi, ma agli stessi latini. Di tali frasi abbonda assai piú la lingua greca. Vedete come dovevano esser poetiche le lingue antiche: anche le piú cólte, raffinate, adoperate, regolate. Qual è la lingua moderna, che abbia o possa ricevere non dico molte, ma qualche frase ec. di significato indefinibile e per la sua propria natura vago, senz’alcuna offesa ec. della grammatica? La italiana forse alcun poco, ma molto al di sotto della latina. La tedesca credo che in questa facoltà vinca la nostra e tutte le altre moderne. Ma ciò solo perch’ella non