<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2260&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904143554</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2260&oldid=-20150904143554
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2260 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 134modifica] natura donnesca? Non già. Lo spirito naturale e primitivo delle donne non ha né vestigio alcuno di tali facoltà né disposizione ad acquistarle, maggiore per nessun grado di quella che ne abbiano gli uomini. Ma la facilità e la perfezione con cui esse le acquistano, non viene da altra cagione che dalla loro natural debolezza e inferiorità di forze a quelle degli uomini e dal non poter esse sperare se non dall’arte e dall’astuzia, essendo [p. 135modifica]inferiori nella forza ed inferiori ancora ne’ diritti che la legge e il costume comparte fra gli uomini e le donne. Questo è tutto ciò che v’ha di naturale e d’innato nel carattere malizioso delle femmine: vale a dire che né questo carattere né alcuna particolar disposizione ad acquistarlo esiste nella natura donnesca, ma solo una qualità, una circostanza che lo procura, affatto estranea al talento, all’indole dello spirito, al meccanismo dell’ingegno e dell’animo. Infatti ponete le donne in altre circostanze,