Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2243
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a finire, come la vita o la compagnia della persona la piú indifferente per lui (ed anche molesta, anche odiosa), la gioventú della medesima, un’usanza, un metodo di vita ec. Fuorché se questa cosa per sempre sempre finita, non è appunto un dolore, una sventura ec. o una fatica, o se l’esser finita non è lo stesso che aver conseguito il suo proprio scopo, esser giunta dove per suo fine mirava ec. Sebbene anche nel caso che a questa ci siamo abituati proviamo ec. Solamente della noia non possiamo dolerci mai che sia finita.
La cagione di questi sentimenti è quell’infinito che contiene in se stesso l’idea di una cosa terminata, cioè al di là di cui non v’é piú nulla; di una cosa terminata per sempre e che non tornerà mai piú (10 dicembre 1821). Vedi p. 2251.
* In proposito di ciò che ho detto circa la famosa scrofa apparsa ad Enea, vedi la Vita di Virgilio attribuita a Donato, sul principio, dove racconta il miracolo di una verga accaduto alla madre ec. Il che ha rapporto col caso nostro, perché dimostra le superstizioni popolari fondate