Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2243

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[p. 124 modifica] a finire, come la vita o la compagnia della persona la piú indifferente per lui (ed anche molesta, anche odiosa), la gioventú della medesima, un’usanza, un metodo di vita ec. Fuorché se questa cosa per sempre [p. 125 modifica]sempre finita, non è appunto un dolore, una sventura ec. o una fatica, o se l’esser finita non è lo stesso che aver conseguito il suo proprio scopo, esser giunta dove per suo fine mirava ec. Sebbene anche nel caso che a questa ci siamo abituati proviamo ec. Solamente della noia non possiamo dolerci mai che sia finita.

La cagione di questi sentimenti è quell’infinito che contiene in se stesso l’idea di una cosa terminata, cioè al di là di cui non v’é piú nulla; di una cosa terminata per sempre e che non tornerà mai piú (10 dicembre 1821). Vedi p. 2251.


*    In proposito di ciò che ho detto circa la famosa scrofa apparsa ad Enea, vedi la Vita di Virgilio attribuita a Donato, sul principio, dove racconta il miracolo di una verga accaduto alla madre ec. Il che ha rapporto col caso nostro, perché dimostra le superstizioni popolari fondate