<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2234&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904141512</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2234&oldid=-20150904141512
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2234 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 120modifica] distratta o gravata d’altre cure, o scoraggiata o disingannata ec., sia ella tale attualmente per qualunque cagione o abitualmente, acquisita o naturale ec., le piú belle scene della natura ec. ec. non producono, neppure all’uomo il piú sensibile del mondo, il menomo effetto, e quindi nessun piacere; e non però elle sono men belle. Cosí viceversa. Similmente dunque deve accadere e similmente si deve discorrere del giudizio che gli uomini, anche i piú capaci, pronunziano e concepiscono delle poesie, cose di eloquenza, di sentimento d’immaginazione ec. Giudizio diversissimo e nelle diverse persone e in una stessa in diversi tempi e momenti anche della giornata, e molto piú in diverse nazioni ec. Aggiungete la sazietà, la scontentezza, il vôto dell’animo, la noia; aggiungete le circostanze degli studi, il trovarsene sazio o annoiato [p. 121modifica]in quel