<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2229&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904134933</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2229&oldid=-20150904134933
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2229 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 117modifica] ch’ella ha da fare. E giovano massimamente quando ella v’é già dentro e la sua disposizione è sul traine[p. 118modifica]di eseguire, di applicare al fatto ec. Cosí, leggendo un ragionatore, per quei giorni si prova una straordinaria tendenza, facilità, frequenza ec. di ragionare sopra qualunque cosa occorrente, anche menoma. Cosí un pensatore, cosí uno scrittore d’immaginazione, di sentimento (esso ci avvezza per allora a sentire anche da noi stessi), originale, inventivo ec. E questi effetti li producono essi non in forza di modelli (giacché li producono quando anche il lettore li disprezzi o li consideri come tutt’altro che modelli), ma come mezzi di assuefazione. E però, massime nell’atto di comporre, bisogna fuggir le cattive letture, sia in ordine allo stile o a qualunque altra cosa, perché la mente senz’avvedersene si abitua a quelle maniere, per quanto le condanni e per quanto sia abituata già a maniere diverse, abbia formato una maniera