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118 pensieri (2229-2230-2231)

di eseguire, di applicare al fatto ec. Cosí, leggendo un ragionatore, per quei giorni si prova una straordinaria tendenza, facilità, frequenza ec. di ragionare sopra qualunque cosa occorrente, anche menoma. Cosí un pensatore, cosí uno scrittore d’immaginazione, di sentimento (esso ci avvezza per allora a sentire anche da noi stessi), originale, inventivo ec. E questi effetti li producono essi non in forza di modelli (giacché li producono quando anche il lettore li disprezzi o li consideri come tutt’altro che modelli), ma come mezzi di assuefazione. E però, massime nell’atto di comporre, bisogna fuggir le cattive letture, sia in ordine allo stile o a qualunque altra cosa, perché la mente senz’avvedersene si abitua a quelle maniere, per quanto le condanni e per quanto sia abituata già a maniere diverse, abbia formato una maniera  (2230) propria, ben radicata nella di lui assuefazione ec. (6 dicembre 1821).


*    Quanto sia vero che la scienza ed ogni facoltà umana non deriva che da pure assuefazioni e queste, quando son relative in qualunque modo all’intelletto, hanno bisogno dell’attenzione. L’uomo di gran talento e avvezzo soprammodo ad attendere ed assuefarsi si trova bene spesso inespertissimo e ignorante di cose che i meno attenti e piú divagati animi conoscono ottimamente. Ciò viene perch’egli in tali cose non suol porre attenzione. Ho detto altrove ch’egli suol essere ignorantissimo di tutte le arti ec. della buona compagnia. Osservatelo ancora nel senso materiale del gusto. Gl’ignoranti l’avranno finissimo e capacissimo di discernere le menome differenze, pregi, difetti de’ sapori e de’ cibi. Egli al contrario, e se talvolta vi attende, si maraviglia di non capir nulla di ciò che gli altri conoscono benissimo e gli dimostrano. Eppur questo è un senso materiale. Ma non esercitato da lui con l’attenzione,  (2231) benché