<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/219&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712191750</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/219&oldid=-20130712191750
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 219 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 319modifica] il seguito del suo parlare sia forte, magnifico ec., non è piú fuoco naturale, ma artifiziale e preso dai soliti luoghi. Lascio quando Bossuet non ha niente di vita neppur momentanea e queste lacune sono immense e frequentissime. Perché, se la morale ch’egli sempre predica è sublime, sono sublimità ordinarie e appartengono al consueto stile degli oratori, non hanno che fare coll’entusiasmo proprio e presente. Ma tu vorresti ch’egli esaurisse l’affetto ec. Non mi state a insegnare quello che tutti [p. 320modifica]sanno. Dall’eccesso al difetto ci corre un gran divario. Ed è contro natura che un uomo, quando si è abbandonato all’entusiasmo, ritorni in calma, appena incominciata l’agitazione. E non c’é cosa piú dispettosa che l’essere arrestato in un movimento vivo e intrapreso con tutte le forze dell’animo o del corpo. Leggendo i passi piú vivi di Bossuet, il passaggio istantaneo e l’alternativa continua e brusca del moto brevissimo e della quiete perfetta vi fa sudare e travagliare. Si accerti lo scrittore o l’oratore, che finattanto che non si stancano le sue forze naturali (non dico artifiziali, ma naturali) nemmeno il lettore o uditore si stanca. E fino a quel punto non tema di peccare in eccesso. Il quale anzi è forse meno penoso del difetto, in quanto il lettore sentendosi stanco lascia di seguir lo scrittore, e anche leggendo, riposa; ma, obbligato