<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2064&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141011165747</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2064&oldid=-20141011165747
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2064 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 33modifica] nella lingua, la quale essenzialmente non può sussistere senza una simile [p. 34modifica]uniformità di costumi ec. nella nazione e senza la tirannia della società, di cui l’Italia manca affatto. E che Firenze, che non è stata mai il centro dell’Italia (e che ora è inferiore a molte altre città negli studi, scrittori ec. e fino nella cognizione della cólta favella), debba esserlo della lingua e della letteratura. E che si voglia imporre ad un paese, privo non solo di vasta capitale, non solo di capitale qualunque e quindi di società una e conforme e d’ogni norma e modello di essa, ma privo affatto di società, una soggezione (in fatto di lingua ch’é l’immagine d’ogni cosa umana) piú scrupolosa di quella stessa che una vastissima capitale, un deciso centro ed immagine e modello e tipo di tutta la nazione ed una strettissima e uniformissima società, impone alla lingua e letteratura francese (6 novembre 1821). Certo, se v’é nazione in Europa