[p. 31 modifica] letteratura, altro che la romana, cioè quella di una sola città. Or quando l’arbitra della lingua è una sola città, per vasta, popolosa, e abitata o frequentata ch’ella sia da diversissime qualità di popolo e di nazioni, la lingua prende sempre una indole determinata, circoscritta, ristretta a limiti piú o meno estesi, ma che sempre son limiti certi e riconosciuti; la lingua si uniforma, si equilibra per tutti i versi e perde necessariamente quel carattere di notabile e decisa libertà, ch’é proprio delle lingue antiche formate o no, e di tutte le lingue non ancora o non bene formate. La formazione di una lingua e di una letteratura, in tal circostanza, introduce sempre in esse una grande uniformità; siccome accade in Francia, dove Parigi, ch’é pur il centro di tutta la vasta nazione e sí frequentata da forestieri d’ogni parte d’Europa, essendo però l’arbitra siccome de’ costumi, cosí della lingua e della letteratura nazionale, le dà quella uniformità